16.11.08

Entropia trasformazione

IL Morto accanto al Re
PROSSIMITA' DELL'AUTORE

- Nel mio Libro ogni cosa è scritta e prevista. Anche il mio Essere, che è Sublime, scivolerà man mano nel sonno muto.
- Parla per te, anche da qui io tutto ancora ho da vedere e le mie parole dico. Quelle che tu non potrai mai scrivere, giammai dettare.

Il Morto si rifiuta di accettare l’ineluttabilità della sorte entropica, che lo vorrebbe sottomesso a quella – in comune - del Re (“…ogni cosa…Anche il mio Essere…”.). Artaud, dal suo “teatro crudele”, esemplifica ne Le palais hanté la condizione del Re, una volta per tutte.

Forma e materia si possono sottoporre a torsioni infinite ma non si governano totalmente. Nemmeno il disordine finalistico dei processi naturali vi può riuscire. La materia non si arrende alla piaga della dispersione e del caos, e cerca le forme per opporsi.

- Sentiamo già le obiezioni dei Realisti… “Non ci si ribella alla volontà di Sua Maestà!”.
Illusi e demagoghi.”

Il Morto comprende il bisogno di convivere con l’assurdo del destino entropico, (“Non ha peso l’obbligo al presagio”). Il Morto stesso è l’Assurdo! Allora vale la pena enfatizzare la vulnerabilità della forma e della materia, per fare dell’opera eterno punto di partenza, memori dell’innominabile “disordine ordinato”.

Bisogna impregnare la materia di sentimenti. (Louise Bourgeois)
Dunque se la materia, in base alla legge dell’entropia va a degradare, anche i sentimenti che vi vengono riversati, subiranno identica sorte, e di rimbalzo ciò varrebbe per tutto il resto: anche per l’arte e le emozioni; finanche per le parole?
Anche le parole sono sottoposte alla perdita dell’energia vitale.

Io non so capire, niente capo né coda trovo, non c’è un filo conduttore, comprensibile, plausibile…per tutto questo dire. Così non posso intitolare questo discorso. Oppure non voglio.



A. D.

Novembre 2008

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